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Next-Generation Secure Computing Base ovvero Palladium
di Filippo Cadore

Palladium, recentemente ribattezzato Next-Generation Secure Computing Base, sta per arrivare. I commenti del mondo informatico in merito sono difformi: c’è chi addita Microsoft di voler "blindare" il mondo del software così da privare gli utenti d’ogni libertà digitale, c’è invece chi elegge il progetto Palladium come l’unica salvezza dal fenomeno della pirateria informatica.

Il progetto

Nato da un’idea di due dipendenti Microsoft che nel dopolavoro cercavano soluzioni per aumentare la sicurezza dei PC, il progetto ora è sostenuto anche dai più grandi produttori di hardware della scena mondiale. La novità principale, infatti, è rappresentata dall’introduzione di un supporto hardware deputato al controllo dei dati transitanti tra le varie periferiche e l’unità elaborativa centrale. La combinazione della nuova configurazione hardware e di un particolare modulo software denominato "NEXUS" provvede alla criptazione ed al controllo dei dati all’interno del PC impedendo l’uso di applicativi e documenti ritenuti illegali, pericolosi o con licenza d’uso mancante o scaduta. Tale sistema, tuttavia, impedisce, di fatto, l’esecuzione di qualsiasi programma non certificato da Microsoft (per cui oltre ai virus, trojan e spyware illegali, anche tutti i software freeware non certificati Palladium).

Per quanto riguarda la tutela dei diritti digitali è previsto che i contenuti protetti (come ad esempio films o brani musicali) possano girare nei PC solo a patto che ne venga acquisita la relativa licenza d’uso. In questo caso un particolare agente software, dopo aver inoltrato la richiesta dinamicamente via Internet, riceverà la chiave necessaria alla decodifica del file multimediale appena scaricato.

Cosa potrebbe cambiare

Secondo Microsoft l’introduzione di questo sistema risolverà gran parte dei problemi di sicurezza. In effetti, il sistema è progettato in modo da impedire l’esecuzione di tutti i programmi non certificati per Palladium: in questo modo viene preclusa l’esecuzione sia di programmi pericolosi, sia di tutti quegli applicativi freeware che per qualsivoglia motivo non possiedono la licenza Microsoft. Questa poi, nel caso fosse fornita a pagamento, provocherebbe l’inevitabile impossibilità di utilizzare buona parte del software gratuito attualmente disponibile. Il timore della comunità open source è che Microsoft voglia utilizzare tale caratteristica per limitare lo sviluppo e la diffusione di applicativi non propri ed ottenere così una sorta di monopolio del software; il conflitto d’interessi che si andrebbe a configurare potrebbe essere evitato solo delegando ad un terzo (la cui obiettività sarebbe un’esigenza imprescindibile che dovrebbe essere garantita legislativamente) la gestione delle certificazioni per Palladium.

Privacy

L’aspetto più delicato riguarda quello della tutela della privacy: Microsoft avrebbe conoscenza degli applicativi e perfino dei documenti contenuti in ognuno dei PC Palladium. Inoltre, secondo lo schema di configurazione ad oggi conosciuto i distributori delle licenze dei contenuti multimediali in vendita (ad esempio le case discografiche) avranno a disposizione un numero molto elevato di informazioni dettagliate su ognuno dei propri clienti. Le aziende ne otterrebbero un grosso vantaggio in termini di marketing a danno della privacy dei propri clienti che inevitabilmente trasferirebbero un’enormità di dati relativi ai propri gusti e abitudini (i fornitori di contenuti verrebbero a conoscenza perfino degli orari e dei tempi di connessione di ogni utente).

Conclusioni

E’ prevedibile che tale sistema troverà applicazione sui terminali integrati (non a caso Microsoft punta molto sui tablet PC e preme molto per entrare nel mercato dei PDA) più inclini alla multimedialità, che modificheranno il concetto attuale di personal computer. Appare chiaro, in ogni modo, che, sebbene Microsoft voglia far sembrare la sua scelta come soluzione per la sicurezza informatica, tale sistema nasce per tutelare il diritto d’autore ed è auspicabile che, grazie all’ovvio appoggio dei fornitori di contenuti, otterrà un indice di penetrazione importante nel mercato dei dispositivi destinati ad un elevato consumo di prodotti multimediali del mercato consumer.

Filippo Cadore

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