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Il software open source nel mercato attuale
di Filippo Cadore

Nel 1985 Richard Stallman fondò la FSF (free software fondation) introducendo il modello di sviluppo, diffusione e cooperazione nel campo dell’ICT chiamato software open source. Secondo Stallman, infatti, impedire la libera circolazione del software è un grave impedimento alla maturazione ed al procedere della ricerca e della tecnologia.

Da questa visione prende corpo il concetto del copyleft in contrapposizione al copyright; a differenza del secondo citato, che tutela i diritti d’autore attraverso limitazioni alla diffusione della conoscenza, il copyleft tutela il diritto della collettività a fruire dei prodotti dell’innovazione. Tali principi trovano pieno riscontro nella licenza GPL (general public licence) che in sostanza prevede che ogni duplicazione ed installazione del software sia libera, sia possibile effettuare ogni modifica da parte dell’utilizzatore e sia possibile commercializzare i prodotti realizzati partendo da un codice GPL a patto che l’estensione ottenuta sia soggetta alla medesima licenza.

E’ importante precisare che, in base alla licenza GPL, il software open source non deve essere necessariamente ceduto a titolo gratuito: non ne preclude, pertanto, la distribuzione commerciale. La licenza GPL, comunque, pur rappresentando la sezione più rilevante del mondo open source non ne include la totalità; esistono, infatti, altri tipi di licenza che prevedono forme differenti di apertura del codice sorgente.

Sistemi operativi

Il più noto sistema operativo open source è certamente linux nato, come noto ai più, da un’idea di Linus Torvalds per la tesi di laurea. Linux è dichiaratamente ispirato ad UNIX (da Microsoft definito addirittura un clone) e, secondo alcuni, è destinato nel tempo a sostituire integralmente UNIX oltre ad imporsi nel mercato di massa ridimensionando decisamente la presenza attualmente dominante di Windows.

Secondo i risultati nei sondaggi effettuati nel 2000 da Gartner group Linux aveva già una rilevante penetrazione nel settore dei web server ( 42%) ma risultava quasi assente nelle applicazioni mission critical riservate principalmente ad UNIX, mentre nelle singole postazioni di lavoro la diffusione di linux non superava l’1%. Le stime degli analisti, comunque, sono molto positive; si afferma, infatti, che entro il 2003 l’80% delle imprese medie e grandi utilizzeranno in qualche modo Linux

Software d’infrastruttura

Nel campo dei server il software open source fa la parte del leone; risulta, infatti, che il 62% dei siti web girano su Apache e che nel campo dei mail server una pari percentuale è basata su Sendmail. Nel mercato dei DBMS l’applicativo open source maggiormente conosciuto è MySQL che viene utilizzato principalmente per immagazzinare dati dei web server. Nelle applicazioni aziendali, invece, il software proprietario è ancora predominante (cito ad esempio Oracle e SQL server 2000) anche se qualitativamente MySQL non è sicuramente inferiore.

Software applicativo

Il più noto pacchetto è Star office anche se ha avuto un successo inferiore alle attese per problemi di addestramento degli utilizzatori (talvolta si oppongono ad usare tool diversi da quelli che si usano abitualmente) e per difficoltà di interoperabilità (esistono effettivamente problemi nell’import/export di alcuni documenti di formato proprietario); il software predominante resta, quindi, closed source (solitamente quello fornito dai distributori del sistema operativo). Per l’ambiente linux esiste Koffice che utilizza uno scambio dati basato su XML.

Nel campo degli sviluppatori, invece, il software open source è sicuramente in vantaggio, citiamo ad esempio perl, GNU C++, java. E’, inoltre, allo studio il progetto MONO che ha lo scopo di creare una versione open source della piattaforma Microsoft.NET che comprende un compilatore C#.

Distributori e servizi offerti

Il modello di business adottato dai distributori richiede una precisa strategia imprenditoriale oltre che ad un’importante struttura operativa. Recentemente, però, le cose per gli operatori non vanno particolarmente bene: Red Hat, Suse e Mandrake, tre tra i più grandi distributori mondiali, stanno attraversando delle difficoltà economiche, Ciò rappresenta un freno rilevante nella diffusione dell’open source. La dubbia solidità economica dei distributori allontana potenziali clienti in quanto l’offerta è basata su servizi la cui continuità e completezza sono particolarmente importanti e l’interruzione prematura comporterebbe enormi disagi.

L’offerta dei distributori si articola principalmente in tre servizi. Il primo è la pacchettizzazione del software, in altre parole, l’offerta di un prodotto finito corredato da manuali ed eventuali tool aggiuntivi; va considerato, infatti, che la maggior parte degli utilizzatori non è in grado di scaricarsi il software dalla rete, configurarlo e compilarlo rendendolo utilizzabile nel proprio terminale. Il secondo è il servizio di supporto che prevede una risoluzione personalizzata dei problemi, assistenza continua e la gestione degli aggiornamenti. Ai clienti, infatti, può risultare difficile, se non impossibile per motivi di know how e di tempo, accedere in rete agli aggiornamenti ed alle patch che le comunità degli sviluppatori di open source sparse nel mondo rendono disponibili a tutti. Infine ma non meno importante è il servizio di formazione e addestramento agli utenti finali che quasi sicuramente dovranno imparare qualcosa di completamente nuovo da quello che facevano in precedenza.

Filippo Cadore

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