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Virtual models, il sottile confine tra reale ed artificiale
di Alessandra Tavella

Aprire un giornale di moda è, per una qualsiasi persona normale non troppo soddisfatta della propria estetica, una specie di pugnalata al cuore: donne bellissime, visi perfetti, corpi abbronzati ed evidentemente reduci da ore di palestra.

Chi non si deprimerebbe? Se però poi ci guardiamo intorno, ci rendiamo conto che il mondo non è popolato da veneri a piede libero e da moderne versioni di Adone (un rapido giro nella nostra università ne è una prova lampante). Non che le modelle non siano splendide, ma di certo non perfette. Anche le top hanno i loro santi in paradiso, i programmi di grafica digitale, uno per tutti Photoshop, che dà la possibilità di cancellare magicamente difetti e i segni del jet lag.

Eppure le agenzie stanno muovendo i primi passi in una direzione piuttosto inquietante, che però apre innumerevoli nuove applicazioni: se le varie Eva, Letitia e socie sono capricciose, intransigenti e comunque non possono lavorare più di otto ore al giorno (con cachet da mal di testa), perché non affiancarle (e forse sostituirle?) con colleghe virtuali? Se ci pensiamo,la creazione di modelli virtuali non è altro che la Naturale conseguenza dell'elaborazione digitale: se dell'immagine originale rimane poco, perché non eliminarlo del tutto?

La No DNA, società tedesca nata pochi anni fa e specializzata nella creazione di testimonial virtuali per le aziende, è una grande sostenitrice di questa filosofia. Come recita entusiasticamente il loro logo, "our actors don't have DNA-100%virtual, 100% individual - the ultimate attraction!!": già, perché le immagini virtuali nelle campagne pubblicitarie erano già state usate (ah, la biondina dell'ultima campagna Triumph? Ci dispiace, non esiste) ma queste creature sono dotate di storia, personalità, di un'individualità.

E' leggermente fastidioso leggere le pagine di questo sito ( www.nodna.com ): la società parla dei suoi personaggi come di esseri praticamente reali. E' abbastanza comprensibile come un film come Final Fantasy ci abbia colpito o per lo meno portato a riflettere: gli attori, con le loro espressioni e la loro umanità, sono stati facilmente rimpiazzati dalla bellissima Aki e soci. Ciò che più colpisce di quanto sia stata presa sul serio la possibilità dell'utilizzo di modelle virtuali, è che l'Elite Fashion Model (l'agenzia di John Casablanca) abbia aperto, con un investimento molto vicino al milione di dollari, un intero nuovo distaccamento, la Illusion 2K, per occuparsi delle sue eroine virtuali, tutte poste sotto uno stretto contratto di esclusiva, coccolate e vezzeggiate come dive.

Create con tecnologie incredibili, basate sul movimento umano e spesso delegate ad intere divisioni di progetto (la NoDna ha creato la X-IST appositamente) riescono ad essere assolutamente credibili, elidendo sempre di più il sottile confine tra ciò che è reale e ciò che tale ci appare soltanto.

La prima di quella che si preannuncia essere una nutrita schiera è Webbie Toookay, creata dal designer svedese Steven Ståhlberg sui parametri estetici imposti dal fondatore dell'Elite ed ha suscitato subito l'interesse dei media. Non che le signorine del web siano meno care delle colleghe in carne ed ossa, ma per lo meno non hanno nessun problema di cibo, anoressia, droghe o stress... "se saranno famose come Giselle,è normale che guadagnino esattamente come lei!" recita Luciana Abreu, la responsabile brasiliana dell'Elite.

Nate le modelle virtuali, non potevano che seguirle fotografi specializzati in materia. Il primo, considerato un luminare nel campo, è Giampaolo Tomasi, milanese, che con il fratello ha creato la prima agenzia che lavora esclusivamente su corpi di pixel, spesso creati da loro. La tecnologia applicata prevede l'uso di Mac G4 corredati degli ormai universali schermi LaCie, e queste costruzioni avvengono con mezzi rigorosamente standardizzati. Scanner Imacon, stampante Fuji (dite pure addio all'odore chimico del caro vecchio reagente,questo genere di creazione non inquina più) e l'immancabile Photoshop completano l'attrezzatura.

L'effetto realistico? guardate le immagini che corredano il servizio, non sono facilmente distinguibili dal vero. Ma ricordiamoci che dietro tutto questo, comunque rimane la fantasia e l'inventiva umana.


Alessandra Tavella

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